mercoledì 2 giugno 2010

BACHECA EVENTI - MOSTRA CARAVAGGIO A ROMA FINO AL 13 GIUGNO -

Ancora pochi giorni (il 13 giugno si chiude) per assistere, alle Scuderie del Quirinale, alla mostra su Caravaggio. Allestita in occasione dell’anniversario del IV° secolo dalla morte di Michelangelo Merisi, sotto l’Alto Patrocinio della Presidenza della Repubblica, la mostra –autentico evento artistico dell’anno- si snoda lungo un percorso più tematico che cronologico. Il primo dei 24 dipinti esposti è la “Canestra di frutta”, mai uscita dalla Pinacoteca Ambrosiana, una natura morta che risalta, oltre che per la pennellata realista, per i richiami simbolici (la caducità e vanità dell’esistenza) che si colgono nella mela bucata, nell’uva matura, nell’accartocciarsi sofferto delle foglie. Seguono varie opere che manifestano la sensualità caravaggesca: il “Bacco” degli Uffizi, “I Musici” del Metropolitan Museum of Art di New York, “Amor vincit Omnia” proveniente da Berlino, “Il suonatore di liuto” dell’Hermitage; la stranita dolcezza e il languore dei giovani immergono in atmosfere allusive e invitanti alla trasgressione dei sensi. Né mancano dipinti che rappresentano, con realismo disincantato, aspetti legati alla quotidianità, fatta di astuzie ed inganni, come “I Bari” del Kimbell Art Museum. Ma, come in tutti gli artisti della sua epoca, anche in Caravaggio dominano i temi religiosi e la lettura biblica. Il Merisi, tuttavia, nell’affrontarli offre spesso un’interpretazione teologica originale e tante volte considerata, dal clero committente, provocatoria, se non addirittura blasfema. Ciò non significa, però, come i più superficiali critici del Caravaggio si spingono ad affermare, che il pittore lombardo fosse miscredente. Al contrario, per quanto la sua vita sia stata avventurosa e macchiata persino da crimini, Caravaggio ebbe una sensibilità religiosa accentuata e una profonda conoscenza teologica, dimostrata peraltro dalle sue opere. In esse il messaggio trascendente si svela, sottolineandosi la sacralità degli eventi, soprattutto attraverso l’impareggiabile tecnica del chiaro-scuro, affinata nel periodo della maturità, che mira ad evidenziare o ad adombrare i particolari delle scene descritte. Si possono così gustare, alle Scuderie del Quirinale, la “Cattura di Cristo nell’orto” della National Gallery di Dublino, dove Caravaggio ritrae se stesso dietro ai centurioni romani intento a guardare ciò che sta per accadere, “Giuditta che toglie la testa ad Oloferne” del palazzo Barberini di Roma, in cui la donna ha la fronte corrugata perché concentrata nell’eseguire l’atto letale freddamente deliberato, le due versioni della “Cena in Emmaus”, quella londinese e quella milanese: la prima luminosa, volta a cogliere il miracolo nello stupore gioioso che esso provoca, la seconda espressione di una religiosità raccolta e quasi incupita che caratterizza altre opere dell’ultimo Caravaggio. Come –presenti nella mostra- il melanconico “San Giovanni Battista” della galleria Corsini di Roma, l’enigmatica “Annunciazione” di Nancy, ultima opera del percorso, e, soprattutto, il David con la testa di Golia della Galleria Borghese, in cui la testa mozzata è quella di uno stanco e sconfitto Caravaggio verso cui David mostra compassione. Nella mostra non sono esposte opere provenienti da chiese. Pertanto a chi volesse “assaggiare” altri capolavori di Caravaggio, risalenti al suo periodo artisticamente più felice, senza peraltro spendere un euro, si consiglia di visitare a Roma la Chiesa di San Luigi dei Francesi (vi troverà “La vocazione di San Matteo”, “San Matteo e l’angelo”, rifiutata dai committenti nella prima versione perché il santo aveva i piedi troppo sporchi, “Il martirio di San Matteo”), quella di Sant’Agostino ( qui la suggestiva “Madonna dei pellegrini”), quella di Santa Maria del Popolo, dove, nella cappella Cerisi, rifulgono “La conversione di San Paolo”, rappresentata, in un crudo realismo, piuttosto che nella strada di Damasco, in una stalla, e “La crocifissione di Pietro”. Si segnala che chi ha organizzato la mostra ha volutamente selezionato solo le opere di sicuro attribuibili a Caravaggio, escludendo quelle, pure non prive di fascino, sulle quali la paternità del Merisi è tuttora controversa. Un’avvertenza: le prenotazioni sono tutte esaurite, tranne quelle per gruppi; chi non volesse perdersi una mostra di tale rilievo farebbe bene a recarsi alle Scuderie di buon mattino, per evitare file di 4 o 6 ore. Ne vale la pena.

1 commento:

ginolino72 ha detto...

Mica male passare la notte con Helena Christensen a Roma!!!Ci provo partecipando al concorso indetto dalla Corona..ecco il link http://www.coronasavethebeach.org/it/el-hotel/ .Provateci anche voi..tentar non nuoce!