L’oro verde di Bronte. Un sapore dolce, delicato e un colore verde smeraldo unici al mondo. Il pistacchio coltivato nella cittadina etnea assume un aroma e un gusto che fanno gola oltre che a tutta l’Europa anche al Giappone. Chi assaggia un dolce preparato con questo delizioso alimento non può più togliersi dalla mente e dal palato il ricordo del suo intenso lascito. Per i colpevoli di peccati di gola non c’è che da scegliere tra una mousse, delle paste o dei confetti. E poi ancora torroni, torte e l’inconfondibile e piacevole refrigerio offerto da una granita o meglio ancora da un gelato, cibo principe dei pomeriggi assolati di Sicilia. Ma il pistacchio di Bronte non si ferma all’alta pasticceria. Si può godere di piccole e piacevoli sorprese verdi mordendo un’arancina, assaporando un piatto di pasta o una porzione di carne. Ma per far vibrare tutti e cinque i sensi bisogna addentarlo in mezzo a una bella fetta di mortadella. Furono gli Arabi a importarlo nell’Isola e lo chiamavano fustuaq. La Sicilia è l’unica regione d’Italia dove si coltiva il pistacchio della varietà Pistacia vera e Bronte rappresenta l’area di coltivazione principale con oltre tremila ettari di terreno dedicati alla produzione di questo frutto prelibato. Viene commercializzato sotto diverse forme. C’è la tignosella o "babbalucella", per dirla con i brontesi, che è il pistacchio non sgusciato. Poi è la volta del pelato (sgusciato e privato dell'endocarpo) ma si può trovare anche sottoforma di granella, farina, bastoncini o pasta di pistacchio.
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