"Nell'anno trionfale del nero autentico, il bianco finto si consuma e muore. la stella black che cercò per tutta la vita di diventare white si spegne proprio mentre si alza nello zodiaco del potere il segno prepotente di un afroamericano vero e orgoglioso di esserlo".
L'analisi di Vittorio Zucconi su Repubblica è tragica quanto reale. Sulle prime pagine di tutti i quotidiani del mondo ci si interroga non solo sulle cause della morte di Michael Jackson ma principalmente su quello che è stato, che è diventato e che lascerà in futuro. In un certo senso, è il fulcro del pezzo di Zucconi, è come se adesso l'America non avesse più bisogno di una figura come quella di MJ.
Il potere ha infatti cambiato colore. C'è chi, invece, ed è il caso di Stefano Pistolini che scrive su Il Foglio, commenta dicendo che forse il suo ritorno sarebbe stato solo un "convincersi d'essere ancora capace di diventare magico su un palcoscenico a 50 anni suonati", mettendo insieme i cocci di se stesso.
Resta, come scrive invece Mina sulle pagine de La Stampa, quell'immagine di eterno bambino che ha avuto paura per tutta la vita. Come sia morto non si sa, che il suo lavoro Thriller sia stato fenomenale è indubbio, tutto il resto fa parte di cose terrene che stanno ben al di sotto della cosa che conta di più: la musica. E allora, che riposi in pace.
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