mercoledì 1 luglio 2009

BACHECA EVENTI - SPETTACOLI

Comunicato stampa

Cavalleria Rusticana e Pagliacci per il ritorno della lirica al Teatro di Verdura

Stagione 2009 del Teatro Massimo

Il 5 luglio alle ore 21.15 (con repliche il 7 e il 9 luglio) con il tradizionale dittico verista, Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni (su libretto di Giovanni Targioni-Tozzetti e Guido Menasci, dalla novella omonima di Giovanni Verga) e Pagliacci di Ruggero Leoncavallo (su libretto dello stesso compositore), la lirica a Palermo torna dopo alcuni anni nello spazio all'aperto del Teatro di Verdura di Villa Castelnuovo. L'allestimento proposto è una elaborazione di quello prodotto nel 2007 dalla Fondazione lirica palermitana, con la regia di Lorenzo Mariani, le scene e i costumi di Maurizio Balò, le luci di Guido Levi e la coreografia di Luciano Cannito.

Lo spettacolo che il Teatro Massimo ha portato nel 2007 in Giappone, dove è stato visto da oltre 20.000 spettatori che lo hanno lungamente applaudito, è stato presentato recentemente con grande successo anche al Teatro Lirico di Cagliari. La versione che andrà in scena al Teatro di Verdura è stata ampiamente modificata per adattarsi al nuovo spazio, simile nella struttura al palcoscenico del bellissimo castello medievale di Olivinlinna, in Finlandia, dove a fine luglio il Teatro Massimo lo presenterà nell’ambito del prestigioso Festival di Savonlinna.

Le due opere sono quasi coeve – la prima di Cavalleria ebbe luogo al Costanzi di Roma nel maggio 1890, mentre Pagliacci debuttò al Del Verme di Milano due anni dopo – ed entrambe ebbero subito uno straordinario successo. Le trame delle due storie – quella circense tratta da un fatto di cronaca nera realmente avvenuto – hanno per tema di fondo la passione, la gelosia e l’onore visto come valore assoluto che sfocia nel dramma, ma mentre Cavalleria è ancorata alla sua ambientazione in una Sicilia atavica di cui ripropone gli umori e i sentimenti, Pagliacci rimane sospesa nel tempo, in una prospettiva senza confini definiti, quasi un preludio della poetica cinematografica felliniana.

Fra gli interpreti di questa nuova edizione di Cavalleria a Palermo, Ildiko Komlosi (Santuzza), Zoran Todorovich (Turiddu), Carlos Almaguer (Alfio), Sarah Punga (Lola), Maria José Trullu (Lucia); Susanna Branchini (Nedda), Giuseppe Giacomini (5 e 7 luglio) / Francesco Anile (9 luglio) (Canio), Carlos Almaguer (Tonio), Amedeo Moretti (Peppe) e Fabio Previati (Silvio) saranno invece i protagonisti di Pagliacci. L’Orchestra, il Coro, il Coro di Voci bianche e il Corpo di ballo del Teatro sono diretti da uno specialista di consolidata esperienza quale Donato Renzetti. Maestro del Coro Andrea Faidutti; maestro del Coro di Voci bianche Salvatore Punturo.

Dal 28 luglio all'1 agosto, Cavalleria e Pagliacci saranno presentate al Festival di Savonlinna in Finlandia dove il Teatro Massimo è stato invitato come istituzione straniera ospite per l'edizione di quest'anno. Oltre a questo dittico, il Teatro presenterà anche I Puritani di Vincenzo Bellini in prima rappresentazione in Finlandia.

Costo dei biglietti per le rappresentazioni al Teatro di Verdura: da euro 12 a euro 75, in vendita al botteghino del Teatro (martedì – domenica ore 10-15 biglietteria@teatromassimo.it), sul sito www.teatromassimo.it o nelle prevendite autorizzate in tutta Italia del circuito Amit-Vivaticket (www.vivaticket.it). Prevendita telefonica: 800 90 70 80 (tutti i giorni ore 10-17).

Per ulteriori informazioni, fotografie, video e richieste di accredito rivolgersi al seguente indirizzo email: stampatm@teatromassimo.it oppure tel. 0916053504 - 0916053206 (Simona Barabesi 3389763777; Floriana Tessitore 3387339981).

Palermo, 1 luglio 2009

NOTE DI REGIA

Lorenzo Mariani

L’allestimento di Cavalleria rusticana mette in luce temi e sensazioni che riguardano la Sicilia, la sua anima, la terra, la sua storia antica e la sua antica gente così legata al concetto dell’onore. Non si tratta ovviamente del solito luogo comune sul siciliano geloso, ma di qualcosa ben più complesso e profondo, che ha a che fare coll’immagine di sé proiettata all’esterno: come gli altri ci vedono, cosa traspare di noi. La Sicilia non è solo la terra di Verga, ma anche quella di Bellini, Pirandello, Sciascia, Bufalino, Camilleri. Cavalleria Rusticana e Pagliacci sul piano visuale sono l’uno il negativo dell’altro. Come ricorda il regista Lorenzo Mariani, nella prima opera è messa in risalto l’antichità della Sicilia, ed è giusto che sia così, perché nelle mani di Mascagni e dei suoi librettisti l'omonimo dramma di Giovanni Verga si riduce all’essenziale, a un intreccio senza spiragli, che vola diritto al suo esito fatale, quasi si trattasse di Eschilo o Sofocle. Un dramma epico, una tragedia in senso classico. Con Pagliacci il riferimento è a una drammaturgia più moderna, per esempio a quella del Fellini per i suoi film La Strada, La Dolce vita, Giulietta degli Spiriti e 8 1/2. L’epoca in cui è ambientata in questo allestimento del Teatro Massimo Cavalleria è quella prescritta dal libretto (gli abiti sono quelli originali del tempo e in scena comparirà un vero carretto dipinto a mano): al di là della solita cartolina, che non interessa più a nessuno, vorremmo far percepire i più tipici colori e i profumi della Sicilia, rendere visibile e palpabile la nostra terra. Quanto ai Pagliacci, l'ambientazione scelta da Lorenzo Mariani e Maurizio Balò è legata agli anni Sessanta del Novecento, un periodo folle, surreale, un’epoca di crescita incontrollata, di rapida modernizzazione e di frenetica rincorsa all'esposizione mediatica di ogni fatto di cronaca sia essa rosa, nera o tinta di entrambi i colori.

A tessere un filo conduttore tra i due titoli contribuiranno alcune presenze, affidate al corpo di ballo, come a ribadire che in entrambe le opere il “pubblico” occupa un posto privilegiato. In Cavalleria incarneranno la comunità del paese, spettatrice impassibile degli avvenimenti; in Pagliacci la troupe circense. L’obiettivo è raccontare queste storie tanto diverse, ma con molti punti di contatto, attraverso la vita reale, le persone, con immagini semplici e forti, facendo recitare gli interpreti non da “cantanti” ma da protagonisti veri, e assicurando alla gestualità una grande carica di energia.

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