domenica 20 luglio 2008

AVVENIMENTI E RICORRENZE

LA SIGNORA MIMMA, "MAMMA" DEI CARABINIERI

Pubblicato il 07/20,2008

Il ricordo di via D'Amelio. Paolo Borsellino: "Il mio giudice, il suo affetto e le sue tenere parole per me"

Il ricordo è vivido, come fosse ieri, impresso nella sua mente. Indelebile. “Il giudice veniva spesso a trovarmi e si fermava davanti a casa mia. Aveva un affetto particolare per me. Mi abbracciava, mi dava un bacio sulla guancia e poi via, con la sua scorta, si infilava nel portone e spariva. Era una persona squisita, lo ammiravo”.

Mimma (Domenica Lupo) ha oggi 91 anni, ma lei dice che all’ufficio anagrafe hanno sbagliato e che la sua vera data di nascita è il 1927 e non il 1917. “D’altronde si vede che sono una ragazzina di 81 anni, no?”. Adesso la sua baracca in via Cilea è vuota, dichiarata inagibile dal Comune, e da due anni abita in una casa di riposo. Ma un pezzetto del suo cuore è ancora lì, nella casetta di fronte il grande palazzone in cemento armato dove viveva Paolo Borsellino. Nelle sue mani stringe un cappello dei carabinieri.

“Come tutte le cose belle questa mia particolare amicizia è finita, la mafia ha ucciso il mio amico speciale e di lui mi è rimasto un caro e malinconico ricordo. I miei figli, i carabinieri, sono rimasti, però vicino a me. Sempre”. Con un fiore, un dolcetto o un piccolo regalo, infatti, i militari vanno spesso in quella che adesso è la sua nuova casa.

La “mamma dei carabinieri” chiude gli occhi e torna indietro di 16 anni. “Ricordo il giorno in cui il giudice è stato ucciso. Subito dopo la strage sono arrivati qui, in via Cilea, carabinieri, poliziotti e militari. C’era un gran fermento. Era tutto troppo strano. Fino a quel momento era stata una domenica di mezza estate tranquilla. Sono uscita in strada e ho chiesto in giro. Le forze dell’ordine mi hanno detto di allontanarmi, ho capito subito. Era successo qualcosa al giudice. Ancora avevo in mente le terribili immagini di Falcone. La certezza l’ho avuta poco dopo, non avevo televisione in casa, la mia era una baracca”. Il giudice Borsellino era stato dilaniato da un attentato davanti alla casa della madre, in via D’Amelio.

“Ho pianto tantissimo – ancora le si arrossano gli occhi al solo ricordo -. Ho pensato che a Palermo oramai la mafia stesse uccidendo tutti gli uomini buoni che avevano lavorato per la legalità. Lo sconforto è continuato anche nei giorni successivi”.

Subito dopo la stagione dei Vespri con i militari e subito dopo con i carabinieri. Ed è così che Mimma inizia il suo “mandato” di mamma dei carabinieri. “Vedevo questi ragazzi sotto il sole, la pioggia, a tutte le ore, li avevo proprio di fronte casa mia, non potevo far finta di niente – racconta - e leggevo in loro lo sgomento e la paura per la situazione assurda in cui la nostra città si trovava. Mi è venuto naturale andare incontro a questi mie “figli” e a dare loro il mio sostegno. Ho rivisto nei loro occhi giovani lo stesso guizzo di un mio vecchio e tormentato amore giovanile, Giovanni. E così ho iniziato giorno dopo giorno a sostenere i ragazzi, molti dei quali erano lontani dai loro affetti familiari, con le mie parole e con i miei pranzetti. Cercavo di farli sentire a casa, portandogli prodotti tipici della città”.

Adesso il servizio di vigilanza è con le pattuglie in auto attorno alla casa del giudice. Mimma non c’è più e non sa che i suoi ragazzi non sono più lì, in via Cilea, ad attendere le sue delizie in piedi al caldo e al freddo. “Chissà cosa fanno i “picciriddi” senza di me. Chissà”. Poi chiude gli occhi. Li riapre pieni di lacrime. “Oggi sono 16 anni. E sì, sedici. Il giudice mi sembra di vederlo – serra le palpebre -. E’ lì, in cielo, tra i suoi cinque angeli”.

(di Romina Marceca)