martedì 21 ottobre 2008

BACHECA EVENTI - ARTE

Restaurato il mosaico di Palazzo Galati rifiutato da Guttuso. Sarà esposto all'oratorio San Filippo Neri di Palermo.

Non piaceva a Mimise, moglie di Renato Guttuso, quel pavone raffigurato sul mosaico di Carini. Forse perché era un uccello portatore di sventura. Fu per questo motivo che l'artista bagherese, al momento dell'acquisto di un'ala di Palazzo Galati, vi pose una clausola: l'esclusione del manufatto dal salone.

L'acquisizione definitiva della Soprintendenza di Palermo nel 1999 e nel 2004, il progetto di restauro, hanno riportato però alla luce il prezioso mosaico. Il tessellato geometrico di Carini è stato presentato oggi, a Palermo, nell'ambito della X conferenza internazionale del Comitato internazionale per la conservazione dei mosaici (Iccm) e sarà mostrato al pubblico entro la fine dell'anno all'oratorio San Filippo Neri, all'Olivella.

L'opera (che si è ridotta di dimensioni: da 12,96 x 10,96 a 9 metri x 8), è stata ritrovata nel 1873, in contrada San Nicola, a Carini. Lo scopritore Giuseppe De Spuches, principe di Galati, la collocò in un salone del palazzo di Palermo, in via Ruggero Settimo. "L'ala del palazzo - afferma la dirigente del serivizio archeologico della Soprintendenza di Palermo, Francesca Spatafora - era stata acquistata da Renato Guttuso con una clausola che escludeva proprio il mosaico di Carini. Dopo qualche tempo, e a seguito di una fitta corrispondenza tra i De Spuches e la Soprintendenza, è avvenuta l'operazione di taglio, distacco e rimozione del manufatto. Il mosaico venne così diviso in 70 pannelli, conservato dentro casse e trasferito in un magazzino dello stesso Palazzo Galati".

"La prima reale attività di tutela del mosaico - continua Spatafora - risale al 1978 attraverso l'apposizine di uno specifico vincolo sul grande tassellato geometrico. Nel 1981, il mosaico fu venduto alla società Sitas di Sciacca senza che purtroppo venisse esercitato dalle Istituzioni il diritto di prelazione. Il trasferimento del tappeto musivo in un complesso albergero, voluto dalla Sitas, venne però sospeso dalla Soprintendenza.

Il distacco del mosaico dal salone di Palazzo Galati - conclude - secondo uno schema rigidamente geometrico sui quali venne applicato con un collante, uno strato di Juta, comportò all'epoca, l'abrasione dei bordi delle tessere e il distacco di molte di esse".

 
(fonte Ansa - Sicilia Informazioni)
 

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