domenica 12 ottobre 2008

CURIOSITA'

La vita di tutti i giorni raccontata su FaceBook.
Il social network tra scoperta ed esperienza psicologica.

In un articolo pubblicato dal New York Times un autorevole opinionista si chiede: cosa spinge milioni di persone a condividere incessantemente minuto per minuto la propria vita e altri a interessarsi incessantemente moment by moment della vita altrui?

Un fenomeno che sembra globale ma che è anche tanto locale. Anche nella nostra città sembra essere esplosa questa mania che ci rende rintracciabili con la nostra faccia in un catalogo dove ritroviamo i nostri compagni di scuola, i vecchi amici.

E’ una specie di consapevolezza estrema del ritmo della vita di qualcuno altro, un ritmo mai conosciuto prima. Si può sapere quando un contatto sente le prime avvisaglie di un raffreddore e poi scopre di avere la febbre e poi, dopo qualche ora, si sente meglio. Oppure si può sapere chi sta avendo una pessima giornata al lavoro, quali siti sta visitando (con il tumblr) dove si trova fisicamente o cosa sta pensando o se si sta facendo un panino.

L’esperienza psicologica interpersonale è del tutto inedita.

In questi primi approcci con questo mondo incredibile in cui sono stato catapultato ho ritrovato amici della mia città natale, studenti di ieri e di oggi, persone che non sentivo e vedevo da tempo.

Il New York Times si chiede se c’è un limite al numero di persone con cui si può instaurare una forma di “amicizia” del genere? Ci sono facebooker con centinaia di amici! “Nel 1998, l’antropologo Robin Dunbar stimò che il massimo numero di connessioni sociali che un essere umano può avere è di 150 persone, e diversi studi psicologici hanno confermato che i gruppi umani che si costituiscono spontaneamente si aggirano intorno alle 150 unità, fenomeno che è chiamato appunto Numero di Dunbar. La domanda è allora: le persone che usano twitter o facebook possono elevare il loro dunbar number? In realtà le persone sembrano mantenere pressocchè inalterata nel numero la loro cerchia di amici intimi, benchè il contatto incessante renda i legami incommensurabilmente più ricchi.

La nostra vita proiettata sul web ora dopo ora. Noi e gli altri insieme. Quelli che conosciamo e quelli che abbiamo incontrato per caso nella grande rete. Incrociare le consiferazione fin qui fatte, la lettura costante dei messaggi con un recente articolo di Francesco Alberoni sul Corriere della Sera in cui parla dell'arroganza, produce ulteriori riflessioni.

In Face Book misuri anche l'arroganza. Come nella vita di tutti i giorni. Alberoni teorizza: “chi pensa di essere perfetto e non sente il dovere di correggersi diventerà arrogante e inquinerà tutto ciò che tocca. Non bisogna credere a chi dice che non ci si può migliorare”.

E le tecnologie ti aiutano a capire anche questo. La velocità dei messaggi certo non sempre ti permette di fare approfondimenti ma magari ti aiuta a rispettare l'altro.

Esattamente quello che non fanno gli arroganti. Ha ragione Alberoni ad esaltare “le persone forti, profondamente oneste, che sanno affrontare i problemi più difficili, che trattano gli altri rispettandone la dignità e ne fanno emergere il meglio”.

Nel mondo di Face Book puoi clikkando IGNORA PER cancellare gli arroganti. O puoi sparire anche tu dal libro delle facce se non ti piace più l'ambiente. Certo rimane una traccia sul web ma tu sparisci. Nella vita invece no. Gli arroganti te li trovi tutti i giorni sulla tua strada. E le loro facce rimangono indelebili. Non riesci a cancellarle, nemmeno con cento colpi di mouse.

(Francesco Pira per Sicilia Informazioni)

 

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