martedì 9 dicembre 2008

BACHECA DEL BUON GUSTO

Alla ricerca dei sapori perduti
Marcella Croce seduce i palati

La storia della gastronomia siciliana è come una favola che ha inizio con il classico “c’era una volta”. La Sicilia, infatti, ricca di storia e vissuta sotto molteplici dominazioni, riflette tale complessità di situazioni anche nella cucina tradizionale che risulta varia, estrosa e ricca di sapori e aromi particolari. Marcella Croce, con il suo ultimo libro dal titolo “Guida ai sapori perduti” edizioni Kalòs, racconta la storia

 

e le tradizioni dimenticate o nascoste della cucina siciliana. La vastità del territorio e le diverse condizioni geografiche ed ambientali hanno determinato il nascere di una cucina tipica che si basa su prodotti locali come il grano, le fave, gli ortaggi, le verdure, la vite, la mandorla, i formaggi e la ricotta. Notevole è l’apporto del pesce, soprattutto nella fascia costiera.

Duecentoventidue pagine corredate di fotografie e quaranta antiche ricette dove l’autrice fa una ricerca dei cibi sconosciuti di Sicilia e dove si impara a mangiare bene e in modo sano, proprio perché “mangiare è sempre un atto culturale – dice l’autrice – dando alla parola cultura quel senso lato che molti le hanno negato. Il cibo è un elemento di aggregazione che consente di far festa, “rompere il ghiaccio”, sconfiggere ogni inibizione, accendere passioni. In una riunione informale fra amici come in un pranzo ufficiale, il cibo permette di comunicare piacevolmente, condividere sensazioni, creare una sorta di ponte tra noi e l'altro, ricoprendo un peso rilevante nelle dinamiche sociali”. Nel campo culinario molto è sconosciuto agli stessi siciliani: esiste un universo sommerso di cibi apprezzati e familiari solo in alcune zone, a volte addirittura solo in un quartiere, o che si possono comprare in una singola pasticceria o panificio: vere e proprie “reperti” da conoscere e preservare. Ogni siciliano, specie se di una certa età, conserva alcuni di questi misconosciuti brandelli di cultura, legati ai propri ricordi d’infanzia o all’esperienza ancora viva del quotidiano.

Un certo Miteco di Siracusa scrisse un trattato dal titolo "Il cuoco siciliano" che anticipa di ben duemila anni l'attuale esplosione dei libri di cucina e ci fu persino un tale Laoduco, siciliano anch'egli, che aprì una scuola alberghiera a pagamento. La cucina nasce dunque in Sicilia come una vera e propria arte e tale resta per tutta la lunghissima e tormentata storia dell'isola. La Sicilia è, dunque, un pozzo senza fondo.

(di Melinda Zacco per Sicilia Informazioni)

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