giovedì 22 gennaio 2009

BACHECA EVENTI - TURISMO

Lungo le calate dei vecchi moli

La Genova di Fabrizio De André: da Pegli a Sant'Ilario passando per Via del Campo. La città è cambiata (facce nuove, voci diverse) ma l'atmosfera è la stessa che ispirò Faber. Aria di mare, i tipi strani e i rumori dio una città che vive intensamente

La Genova di Fabrizio De André è una cosa a parte. Altri colori, altri sapori, altri percorsi. Per questo, seguendo le sue impronte, probabilmente non visiterete l'Acquario né vi ritroverete a fare shopping sotto i portici di via XX Settembre. La sua Genova è fatta di vicoli, di portoni socchiusi, di mulattiere arrampicate sul mare, di pescatori e di graziose, di pensionati che giocano a carte nei quartieri non riscaldati "dalla luce del buon Dio", di case di pietra e corde marce, "di acqua e di sale". Quello che vi proponiamo è un breve viaggio in questa Genova: dalla Città Vecchia a Via del Campo, da Boccadasse al Porto Antico, dal cimitero di Staglieno (dov'è sepolto) al mercato del pesce.
L'occasione ce la offre la grande Mostra allestita a Palazzo Ducale (fino al 3 maggio) per rendere omaggio a Faber a dieci anni dalla sua morte. Un viaggio multimediale nella vita, nelle parole e nella vita del cantautore genovese. Non una mera esposizione documentaria di oggetti "simbolo", di cimeli visivi e musicali - spiegano gli organizzatori - ma un'esperienza emozionale, attraverso cui ognuno potrà mettersi in relazione con Faber.
Partiamo dal quartiere di Pegli, via De Nicolay 12: lì, il 18 febbraio del 1940, nasceva De André. E arriviamo al Ponte Morosini, nel cuore del Porto Antico, "dove, quand'ero ragazzo, andavo a pescare i cefali": è qui che Faber scelse di vivere decidendo di tornare nella sua città natale. Un legame mai interrotto, almeno col cuore. "Ho sempre provato una forte nostalgia - confessò in un'intervista al Secolo XIX nel 1997 - ma per vari motivi non riuscivo mai a tornare. Un po' perché ho sposato una milanese, e perché mia figlia ha messo radici a Milano. Un po' perché c'eravamo spostati in Sardegna. Ma io sono sempre stato addolorato dalla difficoltà di ritornare".
È negli anni dell'Università che De André imboccò la sua cattiva strada. Per ripercorrerla ci dobbiamo spostare nel quartiere Foce dove cominciò a frequentare Paolo Villaggio e Luigi Tenco, amici di una vita e geniali bohémien. Siamo alla fine degli Anni Cinquanta, è proprio davanti a questo mare che nasce la Scuola Genovese che tanto ha dato alla musica italiana.
Il nostro viaggio prevede una tappa obbligata a Via del Campo, quella delle graziose dagli occhi color di foglia. Qui si trova il negozio di dischi in cui era esposta la chitarra Esteve di Fabrizio (poi messa all'asta per beneficenza). Il proprietario, Gianni Tassio, grande estimatore e grande amico di De André, ha messo in piedi un piccolo museo in cui è possibile trovare, tra gli altri cimeli, le copertine originali di tutti i dischi. Una capatina andrebbe fatta anche alla piccola stazione di Sant'Ilario, l'icona di Bocca di Rosa, alle spalle di Nervi.
Un capitolo a sè va riservato alla Città Vecchia e al porto di Genova: ai caruggi che si snodano fino al mare, alle voci dei pescatori, alle urla delle donne dietro gli scranni che richiamano i compratori. La Genova di De André è soprattutto questo. La troverete cambiata rispetto a quella che lui amava e cantava trent'anni fa. "Adesso mi dicono che vogliono ristrutturare il centro storico - disse parlando con un suo amico al telefono - Probabilmente sotto ci sarà la solita speculazione edilizia. Si finirà per mandar via le prostitute nigeriane e il loro posto verrà preso da signore di ottima estrazione sociale che, per pagarsi gli affitti terrificanti imposti da queste lobbies delle ristrutturazioni, dovranno prendere il posto delle prostitute nigeriane. Così ci saranno nuove prostitute genovesi."
È cambiata la gente, probabilmente anche gli odori, ma non l'atmosfera: quel misto di nuovo e antico, quell'aria carica di sale, quella nobile decadenza tanto cara al poeta di Creuza de ma. Un suggerimento: che siate soli o in compagnia, mentre camminerete lungo le calate dei vecchi moli lasciatevi condurre dalla suggestione della voce di Faber. Scegliete la canzone che preferite, meglio se in dialetto. E fatevi guidare, come fa il vento alla schiena.
Arrivati sul mare, magari da Via Fabrizio De André (un viottolo breve, che costeggia l'Acquario) salutatelo come hanno scelto di fare Dori Ghezzi e Fabio Fazio al termine dello Speciale andato in onda su RaiTre domenica 11 gennaio: con le navi a sirene spiegate. Il saluto che si riserva solo a un uomo di mare.

(Barbara Del Pio per Libero News)

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